Disabilità mentale grave
Il mondo desidera e cerca la bellezza, desidera entrare in una relazione dove ogni parte valorizza ed è valorizzata dalle altre, compiendo il disegno iscritto nel suo cuore.
Questo volume intende riconoscere il contributo che la persona con disabilità intellettiva severa e disturbo autistico può e deve dare in ordine a questo desiderio universale.
Si tratta di rinnovare la percezione che il mondo ha di queste persone e della loro storia; ossia di passare da un’interpretazione della realtà secondo cui la persona con disabilità mentale severa rimanda solo a una tragica minorazione di umanità a un’interpretazione secondo cui anche tale persona riveste un ruolo speciale grazie al quale l’umanità è maggiorata e migliorata. In nome di una bellezza grave. Grave perché dura a sopportarsi, come si dice grave di un male, di un incidente o di una perdita. Grave perché fonte di sofferenza
e preoccupazione, come si dice grave di una condizione patologica o di una situazione politica. Grave perché è una bellezza importante e seria, come si dice grave di un provvedimento, e diciamo, scandalosa, come si dice grave di qualcosa che capita e mette in dubbio la veridicità di tutti i valori professati fino a quel momento, cambiando la vita dal profondo. Si potrebbe far riferimento al concetto evangelico di pietra scartata o pietra di inciampo, che può trasformarsi in pietra angolare o chiave di volta su cui poter costruire la
casa. Potremmo allora dire bellezza ben nascosta, bellezza sofferta, bellezza rivoluzionaria, bellezza nobile.
La bellezza riguarda la dimensione esistenziale, la capacità di suscitare e riaccendere la questione del “Chi sei tu, con disabilità mentale grave? Chi sono io? Chi è l’uomo?”. La bellezza riguarda il potere che queste persone hanno di abbellire e arricchire famiglie e comunità, godendone appieno laddove esse si fanno autenticamente accoglienti.
La disabilità mentale è spesso poco compresa e per questo fa paura. A partire dagli schemi del senso comune si ha difficoltà a comprendere dove stia la dignità e la qualità di vita sia delle persone colpite sia delle loro famiglie.
Per questo viene associata alla disperazione e all’impotenza, quindi tenuta distante. Non di rado proprio queste emozioni, assieme all’egoismo, diventano mancanza di rispetto, apprezzamento o aiuto opportuno, così che davvero la dignità delle persone viene lesa e appare tanta bruttezza… della comunità civile.
La vita delle persone che frequentano famiglie e comunità accoglienti come PAMAPI sono testimoni di altro:
la vita, anche quando è presente una disabilità mentale severa, è una condizione comunque preziosa, è una sfida che può essere intrapresa con soddisfazione nei confronti dello scoraggiamento, della superficialità
dilagante e dell’egoismo, ed è un mistero che nasconde qualcosa di profondamente autentico, che ha a che fare con il senso ultimo della vita.
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